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Un po' (molto po') di me

La mia foto
Sono una wannabe-molte cose: giornalista, fotografa, animatrice, interprete, scrittrice, designer. O per meglio dire sono una WANTED TO, visto che ho scelto una carriera da creativa che mi ha portato al niente disoccupazionale. MA sono anche: figlia unica (e assenteista), moglie mutevole; riciclona seriale con tendenza compulsiva all'ammucchio negli angoli, amica leale, tendente alla puntualità cronica e alla lacrima+sigaretta, professionalmente impeccabile. Contraddittoria e mutevole. Cinica e creativa. Stronza, nella maggior parte dei casi.

sabato 28 dicembre 2013

disauguri


Mezzanotte e quarantaquattro del 28 dicembre: quasi l'attimo perfetto a cavallo tra il rossorubino del Natale e il glitter del Capodanno.
Bene, se festeggiate, che siano festeggiamenti degni e (in)decorosi... questo vi auguro.
Io non festeggio perché non ho di che festeggiare, perché lo spirito mi manca e perché l'allergia alle feste quest'anno è arrivata al suo picco estremo. Però vi auguro di passare giorni sereni e un po' zuccherosi e amari come l'amore e la verità.
E bon, ci vediamo alla Befana se non avrò altro da dire - se farò il bilancio di Capodanno, per pietà, uccidetemi! Magari scriverò del carbone.

martedì 10 dicembre 2013

December Blues


E lo so, che sono sempre io quella gramigna incontentabile che la vuole cotta e poi la vuole cruda.
E sono fortunata, sì, me lo ripeto da un po'. Fortunata per questo tetto sulla testa e per tutti quelli a venire, fortunata per un marito, per uno stipendio (il suo), per la salute - tutto sommato; per un guardaroba che trabocca e pentole con sempre qualcosa da metterci dentro.

Però babbo, anche quest'anno mi viene da piangere. Ogni anno piango quando arriva dicembre. Ogni cazzo di anno piango l'8 dicembre perché vedo troppe lucine e troppo rosso e mi danno allergia; piango a dirotto quando ho finito di scartare i regali, stacco la spina alle luminarie dell'albero, controllo il russare di Consorte e vado a inondare il bicchiere notturno di latte caldo.
Perché va bene, c'è sempre una busta bianca, e dentro c'è sempre, con calligrafia ogni anno più malferma, la dedica fittizia di te mio pezzo di carne, te unica fune che mi congiunge con la genetica di chi non c'è più. Te respiro mio, te mia dannazione e mia consolazione, te che quando sparirai sarò per davvero un pacco senza mittente e senza destinatario. Te a cui vorrei dare altra carne nella quale estenderti, per non smettere mai di sopravvivere alle tue malattie e alla vecchiaia che ti aggroviglia testa e gambe e ti cementa in una prigione di spettri e pastiglie. Ma non posso e sento le tue domande premere per bucare la guaina della distanza e del riserbo che vorrei non avere con te se solo avessi la speranza di non trasmetterti un ennesimo patema.
E nella tua dedica fittizia c'è tutto questo che tu non mi dici ma so che lo pensi, ed io dediche non ne scrivo mai, non spendo parole per giustificare un regalo. Tu lasci che la dedica sia la parte bella del regalo e il resto mancia. Sui soldi non posso dire nulla, babbo, lo sai. Sono io la figlia dalla parte sbagliata, della generazione sbagliata, del sesso sbagliato, con il curriculum sbagliato al momento sbagliato. Sono io quella che raccoglie a malincuore i frutti insapori e insensati di tutto il benessere dorato che la tua generazione ha coltivato per quelli della mia età. Però quanto vorrei qualcos'altro, babbo.
Quanto vorrei una dedica in meno e qualche attimo in più... quegli attimi in cui dai aria al tuo cervello - e sarebbe un bello sforzo da fare, ma penso di potertelo chiedere una volta tanto - e pensi. Pensi a me. A me come persona, non come quella che ha bisogno di soldi, quella che "cazzo ne so cos'è ha nell'armadio", quella così genialmente presa dai gusti tutti suoi... perché c'è anche il mio comodino da sbirciare se vuoi sapere cosa leggo, ci sono le mie amiche da chiamare per indagare, c'è tuo genero che può imbeccarti... ci sarebbe tanto da ascoltare in quello che senti dalla mia voce al telefono, se solo tu ascoltassi. Se solo ti sforzassi di non vedermi come una neonata ai cui bisogni primari bisogna provvedere, e poi alle coccole ci pensano gli altri. 

Non sei un ente assistenziale, sei mio padre.
I regali che mi piacciono non sono quelli che posso comperarmi in boutique, ma quelli che troveresti tu su un banco del mercato, magari della taglia sbagliata e del colore più orribile che io possa immaginare.
Ma tu vuoi che io usi i tuoi soldi per comperarmi qualcosa che desidero. Ecco, io desidero una tua mezza mattinata, un tuo pensiero, un tuo dubbio di gusto.
Un paio di parigine a scacchi fucsia, magari coi glitter e i pon pon, che secondo te stanno bene con le mie DrMartens...

... che non ho più da 10 anni, ma te ne accorgeresti?!

giovedì 21 novembre 2013

oggi, ora (SOUNDTRACK OF MY LIFE #43)

Non vi tedierò sul perché sono assente da un bel po'.
Tanto non è successo nulla di troppo bello né di troppo brutto che valga la pena un reportage dettagliato.

Ma oggi mi sento così. L'ultima volta è stata un bel po' di anni fa...



E neppure io so perché, ma me la godo e basta.

giovedì 31 ottobre 2013

ricorrenze (SOUNDTRACK OF MY LIFE #42)


A te, alla nostra amicizia vecchia come noi, al tuo compleanno che, ovunque io sia nel mondo, non posso mai dimenticare di festeggiare con la tua voce, cuore mio grandissimo.


venerdì 25 ottobre 2013

leggére da lèggere (SOUNDTRACK OF MY LIFE #41)


Mi è capitato quel quaderno in mano oggi, e c'era un nome ricorrente. Un nome che avrebbe anche potuto non esserci, visto che non mi era stata data alcuna speranza al di là della data di scadenza apposta sul retro dalla macchinetta della prenotazione.
Ma mi logoravi lo stesso, proprio perché sapevo di volere e potere ma di non potere. Perché tu volevi ma non potevi, e quindi non potevi. E tu mi avresti dimenticato, ma non così facilmente, ed io ti avrei dimenticato ancor peggio, e ci saremmo potuti incolpare a vicenda di aver, un giorno, mollato la presa - ci hai rinunciato prima tu - no, prima tu - no tu... E ci saremmo scritti (e io avrei subìto le tue Asenz'Acca e tu la carta da lettere NajOleari), una volta al giorno una volta a settimana una volta al mese e poi gli auguri di Natale e poi cambiare via, cambiare città, cambiare vita. E la vita sarebbe andata su e giù da sola per i suoi tornanti e un po' quell'affetto mi avrebbe abbracciato ancora con quel suo effluvio di gratitudine, disincanto, tenerezza. Storie leggere dell'età, cantano, e di leggero non hanno nulla in quel momento, mentre ora sembrano piumine.
Quello che non sapevo è il sapore di quelle due lacrime piombate a tradimento nel sorriso della mia calligrafia di quattordicenne stecchina. Quella voglia di rivederti ora, magari stempiato, magari con una nidiata di bimbi biondissimi e un'auto che gracchia portandosi via i vostri culi inguainati nei costumi come quella vecchia scatoletta color ocra di tua mamma vent'anni fa si portò via te. Dirti grazie, dirti che mi hai lasciato un bel ricordo e un'ottima piccola cicatrice che non fa male ma serve come appiglio per quando scivolo via di dosso a me stessa.

Dirti ciao. Come fosse ieri.

martedì 22 ottobre 2013

un premio di m**da!

Ringrazio Geggè (uno che, personalità multipla alla mano, ha ben TRE blog: Cronache di un PantofolaioScoopy e il defunto Pensieriecassate... venghino siori e siore, TRE blog... il multitasking  portato alla sua applicazione meglio riuscita!) , che mi ha premiato senza un'apparente motivazione che non sia la mia fidelity card virtuale nel commentarlo, leggerlo e percularlo.

Il premio è questo:



che, se ben ho capito, si traduce in un premio ai blog... come dire?... che stimolano la fuoriuscita di roba solida, oltre che di pensieri.


E il premio va approfondito e concatenato,
quindi rispondo a queste dieci domande:

1) Ti capita mai di controllare quello che hai emesso?
direi proprio di no... certo, non tiro lo sciacquone da seduta quindi di sfuggita vedo qualcosa... ma a che pro? è come soffiarsi il naso e poi cercare diamanti nel mocciolo.

2) Consumi tanta carta?
il minimo indispensabile.

3) Il tuo tempo medio, da seduto ad alzato?
da 20 secondi a mezz'ora (dipende da quello che mi distrae nel frattempo: giochicchio, leggo, mi limo le unghie, mi pettino, mi lavo i denti, telefono - sì, io telefono nel mentre. non si sente nulla, giuro, almeno non finché non inventeranno il telefono che trasmette odori... )

4) Quando sei costretto a farla in qualche locale pubblico, usi qualche tecnica particolare?
geneticamente abbrutita da anni di addominali per non appoggiarsi sulla tavoletta, applico la tecnica egregiamente.

5) L'hai mai fatta Viola?
probabilmente dopo un pasto a base di solo radicchio sì.

6) Se un giorno un coprografo te lo proponesse , gli venderesti il tuo prodotto?
beh, se l'alternativa è farlo finire nelle fogne... perché no?!

7) Ed a quanto all'etto?
credo molto.

8) Ti è mai capitato che per il Principio di Archimede un corpo immerso in un liquido ti facesse bagnare le chiappe?
non è il mio caso.

9) C'è qualche alimento che appeno lo mangi sbatabam?
il MerDonald... credo che sia rinomato.
ma la peggiore è la ormai strasfruttata formula magica sigacaffè.

10) Resti ancora stupito quando ci trovi del mais, pur sapendo di aver mangiato mais la sera prima?
non controllo, quindi come faccio a sapere cosa c'è?...


Distribuisci il premio ad altri cinque blogger che lo meritano:


e ora dove li trovo cinque malcapitati che vogliono... ehm, approfondire il discorso?!
Ragazzi miei, se leggete e avete voglia di continuare l'indagine, fate vobis.

giovedì 17 ottobre 2013

despite all this mess (SOUNDTRACK OF MY LIFE #40)


... fanculo mondo, oggi ho vinto io. Poco, ma ho vinto lo stesso.
12 anni fa oggi mi hai mozzato le gambe e stamattina ti ho imbrigliato io.



martedì 15 ottobre 2013

anatemi

Che tu sia maledetta, tu brutta cagna attaccata ai soldi, e tutte le volte che li spenderai ti servissero per le medicine.
Tu che giudichi, che pontifichi, che parli della mia vita come di un errore dietro l'altro, come di un delitto dietro l'altro contro chi vorresti difendere da me mentre io cerco di difenderli da te. Tu che urli "vergogna" e non sai quanto rimorso ci sia già al suo posto, ma è un rimorso privato e non ti concedo di parlarne, neppure di pensarlo, non ne sei degna.
Tu che sputi sentenze sul mio utero vuoto, sui figli che *fortunatamente* non avrò, tu che ridi e godi della mia tragedia e ne fai una commedia da inzuppare nel veleno del tuo tè, che se t'andasse di traverso sarebbe fin poco.
Tu buona a dare alle mie parole cento sensi diversi, alle mie scelte un fine unico e ovviamente maligno, tu incapace di leggere nel cuore lacero ma velocissima nello strisciare bancomat altrui.
Tu che non dai diritto di replica perché i diritti si danno ai buoni e le colpe ai cattivi e a te serve che io sia cattiva, pessima, una merda.
Tu che sei peggio di me e peggio della merda, tu che stanotte mi toglierai il sonno e l'appetito per i giorni a venire, tu cirrosi nella mia pancia e cancro nei miei pensieri, e solo pensare che tu possa essere estirpata e smettere di far del male mi consolerà.
Ti auguro un sacco di cose indicibili, brutta bastarda.

giovedì 10 ottobre 2013

mi condurrai a casa (SOUNDTRACK OF MY LIFE #39)

Qualcuno mi ha chiesto perché non parlo di te.


E' che ti sto ancora sperimentando, e penso che non smetterò mai.


giovedì 3 ottobre 2013

switch-off (SOUNDTRACK OF MY LIFE #39)




Ahia! Cos'è questa palla di luce che mi è entrata sottopelle infiltrandosi nell'angolo estremo dell'occhio? Perché le mie palpebre non sigillano bene il mondo fuori di me, il più lontano possibile?

Vi prego, voi altri che siete lì, fuori di queste coperte, fuori da questa casa-scudo a guidare auto, a fare la fila al mercato, voi con le scarpe allacciate bene e i sorrisi pret-à-porter, non arrivate fin qui. Lasciatemi stare, Lasciatemi morire ogni attimo di più qui sotto, dentro questo utero caldo che mi fa desiderare di sprofondare e diventare un tutt'uno con le molle del materasso.

Non voglio uscire. Accendere il fornello sotto la moka, aprire le finestre, ritirare i panni impregnati di smog. Girovagare per la casa, una casa aliena che vorrei mi somigliasse e invece non prende il mio odore. Rispondere al telefono e fare sì con la testa giochicchiando con l'accendino mentre mi viene servito un altro panegirico del dolore che si prova quando.

Sensazione di pesantezza a manetta, non riesco a saltare neppure da un piede all'altro. Indolenzita, legata. Muscoli sedati, udito sedato, spostare la riga dei capelli mi costa una fatica immane.


Lasciate che bruci il sugo, lasciatemi ignorare le matasse di polvere e capelli dall'angolo dietro la porta del bagno. Posso avere anche io la licenza di far finta di non esistere, per piacere? Almeno finché non rimetterò piede nel letto, al buio, e farò le prove di apnea.

2006 - mia madre se n'era andata da un mese pocopiù

mercoledì 25 settembre 2013

fatticazzituoi? (reprise)

Uè, capitemi. Ho appena disincrostato tre pentole, di cui una a pressione, e ho gli avambracci stancherrimi e le unghie a pezzi. Maledetta me e le mie divagazioni culinarie disattente.


Ma mi gira comunque male oggi. Ieri sera straordinario inevitabile consesso familiare con Cognata (questa merita un post a parte; che le voglio bene nel mio modo malato e distruttivo è innegabile, ma quanto ci scontriamo, quanto...!), la quale mi annuncia che finalmente, con la Principessina arrivata quasi all'età scolare, si sta muovendo per battezzarla.
E qui entro in scena io che, tra le sue tante amicizie va-e-vieni, inaffidabili, frivole, spaccamaroni ecc., risulto la papabile al ruolo di Madrina (argh!! stavo scrivendo Matrigna...). Ok, quindi mi stai dando un'importanza una spanna sopra il resto del mondo. Che io adori tua figlia, che io mi possa vendere organi sparsi per lei, che il nostro rapporto sia fantastico benché io sia una nazista in piena regola non puoi negarlo, e spero basti questo a motivare la tua decisione e non debba tirare in mezzo la parentela - d'altronde io sono una che, quando ha avuto la malaugurata idea di rinforzare con scelte simili (mie o dei Genitori 1 e 2) rapporti familiari, ne è sempre uscita bistrattata e con in bocca un chicazzomel'hafattofare formato XXL.

Dicevo: bene, sono una figura un poco più importante? E allora ti dico la mia. E la mia è: ma perché, se non hai la minima voglia di tirar su tua figlia sotto la pensilina di una religione che hai abbandonato vent'anni fa per inseguirne le tue filosofie new age? A che pro fare la recitina familiare davanti ad un fonte battesimale, se non serve a nulla? Forse per farla essere uguale ai bimbi del suo asilo (a metà - per il resto sono musulmani, copti, testimoni di Geova e tutta la fauna religiosa che si può trovare in un qualsiasi asilo statale italiano al giorno d'oggi). Ma cosa credi, che il prete glielo tatui sulla fronte il suo rituale? Principessina non è stata finora una bambina diversa dagli altri perché le manca un sacramento; è gentile, beneducata, sveglia e dolcissima a priori e non grazie ad un battesimo, ma perché al di là della religione noi (sì, noi tutti, come famiglia, come microcomunità di punti di riferimento nella sua vita) le abbiamo sempre cercato con ogni forza di trasmettere il senso della morale e della giustizia.
Vuoi darle un insegnamento metafisico che trascenda dalla morale terraterra? Bene, inizia tu madre a credere in quello che vorresti insegnarle. Io, mi spiace, ma non credo molto che serva intingerla nell'acqua santa se poi la cosa muore lì. Bada che io non ho mai dato importanza ai gesti rituali della religione con cui sono cresciuta - religione che mi vede da metà dei miei anni fortemente scettica verso le sue manifestazioni terrene, anticlericale se vogliamo - e sono convinta che ogni credo debba essere fatto nostro e, compatibilmente con i dettami canonici, personalizzato (ricordo un confessore della mia adolescenza che, quando ammisi di aver dimenticato certe preghiere, mi consigliò di continuare ad andare a braccio nel mio dialogo con il divino perché "se devi ripetere formule che non ti escono dal cuore, apri il cuore e lascialo parlare con le parole che conosce meglio"); eppure credo ancora che un gesto così forte come l'entrata spontanea in una comunità religiosa non sia da prendere sottogamba.
E quindi, come mi è già capitato altre volte, io decido di fare quella che dice no, che vede che non si segue il buonsenso, che si fanno scelte alla cazzo di cane, e non ci sta. Trovatene un'altra che si metta davanti ad un altare a giurare di rinunciare a questo e quell'altro, se questo e quell'altro sono fatti che io accetterei e capirei se dovessero succedere alla bimba (vedesi questo fatto qui). Io non sono convinta di giurare di crescerla come Santa Romana Chiesa comanda e non voglio spergiurare. Se mi chiedessero di giurare di amarla come la vita più preziosa che ho mai avuto tra le braccia, come una figlia, di seguirla, di tremare ad ogni suo capitombolo, di aiutarla a realizzarsi in ogni modo possibile, io lo farei. Che poi lei voglia entrare in convento, inginocchiarsi in una moschea, innamorarsi di una donna, bruciare incenso o fare il cammino di Santiago, a me importa veramente poco, purché sia lei a volerlo.
Rimane comunque il fatto che Principessina una mamma ce l'ha e sceglierà lei; io ho lasciato la mia opinione.
Zia Nonsense continuerà ad amarla come se niente fosse.


- - mi scuso se, quasi inavvertitamente, ho urtato la sensibilità religiosa o morale di qualche lettore - -

domenica 22 settembre 2013

*^!!"@§°#?=&"

Tradurre come vi pare.

Questo è l'irripetibile contenuto del mio sproloquio visto che oggi mi voglio fare del male, tanto ma tanto male, e cercare di portare qui tutti i post del blog. TUTTI, da quelli di Style che poi ho esportato e importato su Iobloggo, il quale non mi fa l'esportazione per Blogger e allora devo convertire Iobloggo -> Wordpress e Wordpress -> Blogger.
Sì, faccio prima a riscrivermeli tutti da 2007 in poi.


Non credevo che la tecnologia mi fosse così avversa fino al quarto tentativo, quando ho raggiunto uno stato di consapevolezza quasi buddhista dopo aver importato qui solo gli ultimi 4 post "esterni". E il resto?

Si sappia: i diari con le pagine rosa e il lucchetto sono più user-friendly di un blog, checché se ne dica.


UPDATE delle 03.52: la tecnologia deve iniziare ad avere paura di me... perché stavolta, armata di vaselina e ghiaietto, le ho procurato una discreta penetrazsconfitta. E ho di nuovo il mio blog TUTTOASSIEME!

giovedì 19 settembre 2013

cantavamo, a sproposito (SOUNDTRACK OF MY LIFE #38)

C'era una volta un tempo che, pensavo, ci univa e ci teneva a distanza di sicurezza dal resto (della compagnia, dei ragazzi, del mondo), quel tempo assieme che faceva di me e di te una cosa speciale, inalienabile; c'era un angolo segreto e inesplorato in una soffitta immaginaria delle nostre estati, che conoscevamo solo noi, dove tu eri il re imbranato ma bellissimo e io la sorella-consigliera sveglia e sempre un passo dietro di te, ma felice del suo ruolo. E anche la farsa ci piaceva a tal punto da aver paura di dirci con la chiarezza impietosa "dei grandi" che tu non eri re di nulla ma soltanto un affascinante farfallone impenitente, ed io ero innegabilmente innamorata di te da così tanto tempo da fartele passare tutte lisce anche se il rapporto di complicità e belletto che portavo avanti era meno della metà di quello che volevo - e fai bene attenzione: io non ho mai voluto nulla che non fossi certa di meritare, e ho lavorato e costruito e smontato e trafficato ai limiti della legalità per potermi permettere il lusso di volere che mi amassi, che proprio tu l'inarrivabile amassi proprio me la tizia in seconda fila. Che tu mio fratello arrivassi a volere più di me come sorella. Me lo meritavo tutto.


E intanto facevamo girare in tournée la nostra pièce di amiconi perfetti mai sporcati da secondi fini. Due cuffie, un plaid, le nostre mani strettissime avvinghiate e la tenerezza ammorbante di questa canzone in loop, e le tue lacrime per qualcuna che non ero io e le mie lacrime per qualcuno che potevi essere solo tu, ma tu non volevi vederlo e io non ti lasciavo sbirciare. Parole di un amore di anni, decenni, di una vita intera passata assieme... l'avrei ottenuta con te, ne ero certa. Non c'era una prospettiva realistica del futuro farcita di mutui da pagare, gravidanze difficili, treni su cui saltare per vedersi; c'era solo l'imperativo di stare con te, di essere la faccia accanto al tuo sorriso sornione nelle foto di famiglia e il nome sotto il tuo (in rigoroso ordine alfabetico!) sul campanello di casa.
Ma quanto egoismo in me, quanta cieca tenacia nel raccontarmi la bugia di un amore che non esisteva perché non potevano esistere dei calcoli preventivi su quell'amore, non poteva esistere un piano d'attacco per quanto ben pianificato fosse. Potevo meritarti, potevo esigerti, potevo anche vincerti alla lotteria nazionale ma tu non avresti comunque mai dato una chance a noi due, a dispetto di ogni logica.
Soprattutto della mia logica egoista di bambina cresciuta a pane e meritocrazia.
E' che sul tuo rifiuto cieco ci sono passata sopra con il resto della mia vita e tutte le scelte e tutte le svolte e le volte che ho imparato e quelle che ho continuato a spaccarmi la testa.
Sul meritare le cose buone della vita non ho ancora desistito.
Quindi non mi hai insegnato un bel niente, puoi stare tranquillo.

mercoledì 18 settembre 2013

auguri da augurarci


Buon compleanno, Lucia.
Che tu possa rinascere ogni giorno più forte e più luminosa per chi ci vuole deboli e spente.


#tiguardonelcuore #augurilucia
l'iniziativa è partita da QUI

lunedì 16 settembre 2013

366


Buon compleanno a questo blog, + 1 giorno.
Anzi, buon noncompleanno!


E grazie ai lettori che commentano, discutono, aggiungono, dicono la loro e mi fanno sentire ad un immenso pigiama-party (marshmellow e sigarette compresi).
Mò spengo le candeline... e poi via di torta e buon colesterolo a tutti.

giovedì 12 settembre 2013

silenziosamente (SOUNDTRACK OF MY LIFE #37)

E non è che sono strana io, forse; non sono sempre io a voler capire male, a volermi allontanare. A non avere le palle per tirar fuori scheletri e pratiche rimaste in sospeso.
E' il tempo che cicatrizza.
Per fortuna.

martedì 10 settembre 2013

virtualmente vicine (memorandum)

per Lucia Annibali, 36 anni, sfigurata con l'acido da due mandanti del suo ex


Diffondo l'invito di Zelda che trovate QUI
perché vale tutta la pena possibile.
Io ci sarò e non c'è molto da aggiungere.

giovedì 5 settembre 2013

mille riassunti e uno (SOUNDTRACK OF MY LIFE #36)


Quel bacio arrivato mentre mi ero appisolata senza alcuna difesa accanto a lui.
Quell'inverno, lunghissimo, in cui non ci siamo parlati. Quelle sette righe sette in stampatello che mi toglievano l'aria, ma non lo schianto cardiaco che aveva innescato suo malgrado, anno dopo anno, sempre più amici, sempre più vicini, senza riuscire a vedere oltre.

quando dormo taglia bene l'aquilone
togli la ragione e lasciami sognare, lasciami sognare in pace

Io imbambolata di fronte al suo non vedere, non capire, non cogliere la bellezza di quella storia che andava semplicemente lanciata in aria per farle prendere un po' di vento e farla arrivare in alto. E invece no: lui mi negava il diritto di immaginare le folate che ci avrebbero sostenuto. Si ostinava a rimanere razionale, cinico, incantato solo da se stesso. Una razionalità stampatella, un filo logico che obbligava a negare tutto quel groviglio di sentimenti che ci aveva portato fin lì.

pattini per scivolare meglio sopra l'odio

Lui scappava da me, scappava da un'esplorazione finalmente autentica di un rapporto che stava evolvendo. Lui rimaneva staticamente appeso ai suoi schemi asfittici e mi faceva rabbia, tanta rabbia da prenderlo a calci in ogni sua estensione ossea. Ma quei sorrisi stampati sulle foto della nostra infanzia fluidificavano la rabbia, la rendevano una comoda discesa da percorrere per dimenticare la verità, assai più difficile da spiegare.

ti ho perduto senza cattiveria

Eggià, se ne è andato così, in silenzio, senza mettere alcun punto, senza lapidare quell'amica pubblicamente colpevole di essersi innamorata di lui. Era una colpa gravissima ai suoi occhi che non ammettevano repliche né discostamenti dalle definizioni scolastiche e filosofiche con cui etichettava i suoi rapporti. Mai una sfumatura, mai una concessione al "quasi" e al "forse".

non c'è niente che mi sposta o vento che mi sposterà

E' rimasto così, appeso ai suoi cruciverba emotivi pieni di buchi neri, ed in una qualche casella scura ha infilato anche me e tutta la strada percorsa assieme sbagliando e risbagliando. Ci ha infilato la complicità dei sette anni, le confidenze dei dodici, le corse in vespa dei sedici e la pelle appiccicata alla mia della maggiore età.
Eccomi inscatolata lì nei ricordi da non ripescare.
Eccolo inscatolato qui nelle note delle nostre canzoni che prendono muffa e mi costringono a dare aria, a volte, a quell'archivio.

E non ci sei più.

giovedì 29 agosto 2013

girarti attorno (SOUNDTRACK OF MY LIFE #35)

Ci sono tornata poco tempo fa, sai, lì su quelle panchine, ma le hanno riverniciate e sono scomparsi i nostri cuori di uniposca. Anche la fontanella, quella che quando tappavi un buco mi lavavi interamente con lo zampillo dell'altro, l'hanno tolta. Non posso più cascare nei tuoi scherzi al di là di qualsiasi tardiva applicazione dell'esperienza... mi infradicerei volentieri ancora, sai.
E gli odori, anche gli odori pare che siano cambiati. Si sente di più lo smog, le palettate di cacca di cane gettate tutte assieme a marcire nei bidoncini. Si sente meno entusiasmo nell'aria, forse perché non ci sei più tu con me.


Hanno tolto tutto di noi, come si fa con la camera del morto da svuotare per accelerare la digestione del dolore; tutti i rosari invisibili di illusioni tra un ramo e l'altro, i ciottoli su cui ruzzolavamo senza mai farci male davvero, l'altalena dal cigolio così maliziosamente allusivo per noi grandi a cui pesava il culo e anche un po' il cuore e non avevamo ancora imparato ad alleggerirlo... 
E la luna ci guardava notte dopo notte, ogni plettro perso nell'erba alta dell'estate infinita, ogni morso al collo che meno male che ho sempre la bandana in borsa e tenerti il broncio con convinzione puttanesca mentre avevo quella bomba atomica chiamata innamoramento che mi allargava il petto e strappava via bottoni ferretti e pelle e schizzava di grumi di sangue pulsante ogni attimo della mia adorazione per te. 

Ma era un'altra estate, di quelle che hanno ritirato dal mercato.

martedì 27 agosto 2013

stufa

C'è che sono così tanto, tanto, troppo stanca di soppesare parole, di puntualizzare intenzioni, di difendermi da chi travisa sempre, dalla malignità di gente che mi vuole capro espiatorio delle proprie macchinazioni. 
Stufa di nascondere quella voglia insana di urlare fatticazzituoi, quel bisogno di estromettere gente malata e parassita dalla mia vita e dalla vita di chi cerco di proteggere. E mi fa male il cuore, mi strizza lo sterno. Mi sento accoltellare e per l'ennesima voglia mi calpesterei per essere stata così cieca di fronte agli abusi altrui.
Stufa di avere addosso l'etichetta di mina vagante pubblica, una succhiasoldi, una nullafacente che si accaparra grazie soldi e affetto, mentre cerco di barcamenarmi nel tetris di persone esigenze orari altrui anche dimenticando i miei e mentre gli altri fanno i conti nelle tasche a me.
Stufa di non poter avere degli obiettivi se prima non ho aiutato qualcun altro a raggiungere i suoi, ai suoi tempi e coi suoi modi.

Grazie, meritatissime tutto-fuorché-vacanze. 

venerdì 16 agosto 2013

a cazzo di cane

... e mi si perdonerà la licenza poetica!
Sono nella mia città natale da tre giorni.
A prescindere dagli incontri piú o meno graditi ed opportuni, la regressione all'adolescenza è una di quelle sensazioni che cerco qui. E, nell'ordine:
  • Complice la casa vuota, ho fumato la rituale sigaretta notturna al davanzale della mia camera. Ah, quanto passato c'è in questa piccola trasgressione!
  • Ho mangiato e sbrodolato uno stecco all'anice sul gradino del portone di casa con la mia dirimpettaia come quasi tutte le sere estive di pigrizia di almeno dieci anni di fila.

  • Mi sono ritrovata addosso il vecchio gilet di pelle con le frange de liceo. Dico solo BABBABIA!!! (Grazie a Personne, l'avevo tralasciato)

  • Mi sono messa a rileggere le mie poesie adolescenziali. Troppi sospiri sprecati in effetti. Piccola me, com'eri sanguigna.

  • Ho rammendato una gonnellona sul tavolo del tinello in quella posizione scomoda e contorta che mi ha reso le gambe così inverosimilmente flessibili.

  • Ho sventolato saluti ai vicini dalla finestra del bagno mentre lavavo i vetri, con tanto di carta di giornale très chic.

  • Ho abbracciato i miei orsacchiotti una notte intera come se fossero tutta la mia vita.

  • Mi sono portata il caffè, nero, bollente, amaro in bagno e mi sono tolta le ciabatte per sentire il contrasto netto del freddo delle mattonelle.

  • Ho cambiato in modo sconclusionato l'ordine delle foto nei miei album d'infanzia.



  • Bentornata a casa.

    giovedì 15 agosto 2013

    scongelare ricordi, riscaldare sogni (SOUNDTRACK OF MY LIFE #34)



    Passano gli anni, la strada si fa sempre più nitida e gli incroci sono sempre più rari e  pericolosi. Eppure certi pensieri, certi ricordi, certe "sliding doors" fanno riemergere sogni a casaccio e sono ancora tiepidi, ci vuole poco a ritrovarne il sapore anche in mezzo a tutta quella vita che gli s'è stratificata sopra. Ci vuole poco a ritornare indietro e constatare che bastava mandare un messaggio in più, sorridere una volta di meno, ordinare un the piuttosto che del prosecco. O viceversa.
    E, mentre tu sorseggi un margarita e ci anneghi una giornata pesante come le tue palpebre piene di noia, io ti guardo da lontano e non riesco a scollarmi dalla pelle la sicurezza nuova di giornata che, se avessi una vita in più, riuscirei a scegliere te, tredici anni fa o adesso... e scegliere tutto quello che a te portava, e renderti felice come mi ero ripromessa, ed essere sfacciatamente felice anche io, perché ora so che ce l'avremmo potuta fare.

    Ma non ho una vita di scorta e non ho neppure scuse a sufficienza per questo revival di emozioni scongelate. Rimango con tutti i miei errori nelle mani, li amo profondamente e non riesco a tradirli. Tutti, eccetto quello che mi portò via da te.

    Un'ora... Un giorno... Una vita, cosa vuoi che sia?

    giovedì 1 agosto 2013

    perché castigo? (1991 SOUNDTRACK OF MY LIFE #33)

    (edit: no, il titolo non è riferito alla sentenza dell'anno)


    Il primo ciclo, il primo camposcuola e i primi terrori di mia mamma che si imbarazzava anche davanti al termine limonare.
    Ce ne sarebbero voluti ancora di anni prima che capissi quanto quelle parole pesassero sulla groppa dei miei e perché non volessero sentirmele canticchiare dal walkman in spiaggia, tra un'insalata di riso e i racchettoni. 
    Poi le ho capite ed è iniziata l'era dei segretini e segretoni, ma questa è un'altra storia e si dovrà raccontare un'altra volta (cit. Michael Ende, La Storia Infinita).

    venerdì 26 luglio 2013

    ribelle (1996 SOUNDTRACK OF MY LIFE #32)


    Dio mio, quanto mi mancava mio padre.
    In quelle sere a cena fatte solo di donne.
    In quel bagno che non veniva più chiuso a chiave.
    Nei sospiri patetici delle mamme delle amiche che compativano la mia e guardavano storto me e le mie unghie bucate, i miei jeans strappati e l'aria da sfanculizzatevi tutti.




    Quanto eravamo poco saggi e ci spezzavamo le ginocchia con quegli affondi acidi che sapevamo avrebbero corroso e che poi, molto poi, molto ORA, ingoiamo di traverso.
    Mi sentivo abbandonata e al contempo troppo presente nei suoi pensieri e avrei voluto gridargli se ci tieni tanto a controllarmi muovi il culo invece che il telefono dei tuoi amici e intanto mi infrattavo nei portoni foderati di cannabis e vendevo pelle al miglior richiamo e cercavo alibi a quel bisogno viscerale di mia madre di tirarmi dalla sua parte, senza rendersi conto che ero allo sbando più totale, nel mezzo del tornado, e non sapevo da che parte fosse lei, non avevo punti cardinali.

    Se non mi sono mai incasinata davvero, in quegli anni, lo devo solo alla mia buona stella.
    Se non ci siamo ammazzati a vicenda, in modo fisico - spiritualmente stiamo ancora contando i cocci - è stato solo culo, sfacciato culo. E paghiamo gli interessi.

    lunedì 22 luglio 2013

    di elfi, api-fatine e una voce dal passato

    Metti che una vecchia conoscenza dell'adolescenza che tu ricordi coi baffi della nutella si intestardisca che vuole cantare, nella vita.


    Metti che cresca cresca, diventi grandicello e ci riesca, dopo qualche amena vicissitudine sul grande schermo >> e qualche critica e maldicenza che tutto sommato lo destabilizzano ma non troppo, ché è abituato da sempre alle prese in giro e a scrollarsele di dosso.

    Metti che ti faccia presente (perché tu sei svampita e non controlli mai periodicamente certe informazioni), in un qualsiasi pomeriggio di giugno che segue un << inverno un po' pieno di impegni di lavoro, che passerà dalle tue parti a fare serata, in beneficienza poi.
    Che fai? Non ci vai? Saresti una sòlaccia infame, oltre che un culo di cemento.
    (leggete, ve ne prego, il sarcasmo di questa autocommiserazione)


    Ecco quindi il mio sabato scorso.
    Le prove, madonna ma quanti ne sò? quei poverini sotto il sole dalla mattina che cantano, li sento da lontano mentre gli altoparlanti fischiano, il signorino cazzeggia e mi sventolo con la fotocopia più grossa che m'è rimasta infilata in fondo alla borsa. Sembro una via di mezzo tra una profuga e una profuga... ssst sono in incognito.
    E quelle robe lì, so' luminose, funzionano con... no, non ti seguo o forse tu non me le sai spiegare, forse dovrei chiedere ad un tecnico ma preferisco rimanere un'elfa e incantarmi quando si accenderà la magia.
    Sorrisi, battute, api moleste fin sul palco e the freddo al miele come se piovesse.
    Un completo (Zegna? hmmm) blu notte che a vederlo schiatto pure io. Cipria, cipria, tanto sudi lo stesso. E che te lo dico a fà!
    Sigaretta preparatoria mejo de no, tutti ai posti. Ahò l'esercito è carico, và li striscioni
    Una scaletta che si inceppa, sembrano sbarellati stasera: dimenticano canzoni e le riprendono e lui ci fa anche dell'autoironia. Via quella muta blu, è madido. Pantaloncini e cappellino da pischelletto e così si zompa meglio, no? Però con la barba non sei credibile.
    E da quand'è che suoni così?!



    E si muove e si dimena e le manda tutte nelle galassie sperdute degli ormoni latenti; gigionissimo, provocatore, ha imparato oramai a imputtanirsi in questo gioco di attese e di lustrini da elargire alle folle. La Maria Antonietta del regno degli elfi distribuisce brioches di ottima qualità con la voce e con i muscoli guizzanti, 'tacci sua. Ogni volta è meglio, ogni volta s'alza il pelo un po' di più. E' la prima volta che mi spatascia davanti tutto il concerto da così vicino, che me lo spoilera prima con navigata saccenza, eppure non c'è niente che tenga tese le mie corde: è sempre lui, magari cresciuto, ma non rovinato. Piange di pianto vero, cardiaco, è un bambino in mezzo al caos che riesce ancora a sentire battiti, vita oltre la spia dell'auricolare. 

    E si spengono i riflettori ma non è finita. Il mio stomaco vuoto mi fa sapere che ha mangiato così tanta musica e sensazioni positive che sì, vado a cena e continuo a sentirlo sparare una cazzata dietro l'altra e neppure si risparmia sulla voce, come se fosse appena uscito dalla doccia fischiettando, ma quell'insalata mi si strozza in gola dalle risate intanto che lui si scofana anche le gambe dei tavoli. Eddaje non me fà le foto co la bocca piena!
    E davanti ad una Marlboro consolatoria ti dico buonanotte. Riposa, ché domani la carovana si rimette in moto. Tieni bene la voce. Tieni bene il cuore, piccoletto.

    giovedì 18 luglio 2013

    incantesimi (SOUNDTRACK OF MY LIFE #31)


    In mezzo agli esami, in mezzo alle amiche sparite, tra scatoloni e biglietti del bus mi sei piombato nella vita mentre nemmeno ti avevo visto arrivare. Mi sei letteralmente volato addosso e oplà hai messo tutto quel macello di giornate in uno shaker e gli hai dato colori nuovi.

    Con te mi sentivo protetta, ammirata, capita. Tu mi ravanavi dentro le parole che sputavo senza crederci, mi salvavi da quella voglia matta di distruggermi un altro po' prima di mettermi in sesto. Mi toccavi corde nuove ancora incellofanate, mi guardavi stupirmi di me e di te, deludevi ogni pretesto per scoraggiarmi.

    Volevo essere dannata e tu mi salvavi.

    Ed un grazie, quella straripante gratitudine che non ti ho mai detto, lo scrivo qui dopo tutto questo tempo, dopo esserci riabbracciati e compiaciuti di quello che stiamo diventando, dopo l'avverarsi della mia profezia che sarei sparita dalla tua vita quando avessi avuto il sentore di essere un paletto scomodo, perché di te non potevo che sognare un futuro giusto. Non meritavi di avermi addosso come un peso mentre cercavi di volare alto.
    Per noi non è mai arrivato nessun momento giusto. Non quello per fare l'amore, non quello per litigare e scoprire le carte, né quello per dirci addio; nemmeno quell'attimo in cui si saldano i conti e ci si stringe la mano. Il mio debito rimarrà, come rimangono ancora i tuoi occhi buoni e dolci fino alle lacrime sullo sfondo della mia vita e l'assenza totale di amarezza nel guardare indietro e accorgermi che eravamo nel posto giusto al momento giusto con le intenzioni giuste e poi la bolla è scoppiata.
    Sai, le bolle scoppiano anche senza fare rumore.

    mercoledì 17 luglio 2013

    the cat is on the rainbow

    Arrivano belle notizie oggi; incoraggianti piccole luci in fondo a tubi di scarico.


    matrimonio gay gran bretagna sì camera dei comuni regina

    Elisabetta ha firmato a favore dei matrimoni egualitari. La signora in ________ (colore a vostra discrezione, tanto ha indossato l'intero colorimetro Pantone) si sta dimostrando, anno dopo anno, sempre più distante dalla vecchia babbiona aviopenica che era nella prima metà del suo regno. Ha fatto passi da gigante in molte direzioni (malignamente, direi "da quando è scomparsa ladyD") e, chissà se occorre ringraziare lei personalmente o il suo entourage, ci sta guadagnando in credibilità e in rispetto dei suoi sudditi.
    Parallelamente, è un altro paese che si apre alla non discriminazione nel diritto. E l'Italia che fa? Si gratta le democratiche chiappe sotto un ombrellone a Vaticano Beach e non si cura di loro. Schifìo.


    * * * * *
    E' che non volevo fare una rubrichina di attualità oggi. 
    Senza scomodare gli anonimati reciproci, posso accennare a due piccole grandi conquiste della mia cerchia di amicizie.
    Un progetto che sta facendo scaldare i motori a qualcuno e di cui posso andare sensibilmente fiera.
    Un traguardo raggiunto da un qualcuno che aveva perso la speranza.
    Per entrambi una bella sporta di ottimismo.

    Poi magari va a finire che piove e piove e piove fino a sabato che ho un incontro al vertice col Pischello che ha vinto SanScemo.
    Ma chissenefrega...
    let it rain.

    giovedì 11 luglio 2013

    benedizioni a caso (SOUNDTRACK OF MY LIFE #30)

    2010, tante seghe mentali, tanti Peter Pan svolazzanti attorno a me, tanti marchi a fuoco.




    I tuoi occhi limpidi, la tua spassionata sincerità, le tue ali d'angelo a lenire ferite di cui nemmeno conoscevi l'origine, il colpevole.
    Grazie di esserci, angelo mio.

    Grazie per tutti quei piccoli compendi di amore e adorazione che mi stilli.
    Grazie perché non mi giudichi a prescindere e perché lasci che io sia il tuo avvocato quando fai causa al te stesso che non accetti perché non vedi quanto di bello e buono porti con te.
    Grazie per i nostri progetti strampalati e per quel calore che non ha bisogno di pelle.
    No che non sei sbagliato. Ce ne fossero di più di sbagli così nel mondo. Sei solo uno con un documento che ti da il diritto di stare nella metà sbagliata, in quella che non ti va. Il diritto, non il dovere.
    E vorrei proteggerti da questi cazzo di ipocriti e paraocchisti che ti incatenano ad un'etichetta che ti toglie l'aria, vorrei vederti libero di dire quello che sei, di amare chi vuoi e fintanto che lo vuoi, vorrei sapere che smetti di giudicare te stesso fuori luogo... perché qui c'è un luogo dove tu stai benissimo e combaci perfettamente con i miei bordi. E non hai neppure cercato troppo a fondo.

    domenica 7 luglio 2013

    phototest

    Mi piacciono i test, gli award e tutto quel ciarpame celebrativo ed autocelebrativo, che ci posso fare? E così quando Mareva ha postato quel phototest, non sono riuscita a resistere.
    Pur mantenendo il mio solito anonimato, eccovi il risultato. 

    1. Una foto di te un anno fa

    nonostante la penuria di dettagli, pregasi apprezzare il fatto che ho avuto il coraggio di fotografarmi prima della pulizia del viso e con quell'orrendo mogano nei capelli.
















    2. Una foto che ti rende felice

    il mio orgoglio fa saltare le coronarie talvolta. Marcolì, smettila mò.


















    3. Una foto dell'ultimo posto dove sei stata in vacanza

    amo le città del centro, medievali al punto giusto, di notte si accendono di luce propria (e non parlo dell'elettricità)
















    4. Una tua foto (interpreto come"scattata da me")

    adoro fare foto sena significato (muri, pavimenti, pattern in generale.

















    5.  Una foto che ti fa ridere

    e mi fa ridere MOLTOASSAI.


















    6. Una foto di qualcuno che ami

    dire che la amo è riduttivo. è la presenza più miracolosa nella mia vita.

















    7. Una tua foto da bambina

    piede dondolante con calzino, 1983.


















    8.  Una foto dei tuoi migliori amici

    se non sapessero essere idioti assieme a me, non saremmo amici.

















    9. Una foto di te con qualcuno che ami


    il mio angelo custode.
    ha anche bei gomiti, nè?
    io invece ho il culo piatto.

















    10. La foto di una delle ultime feste a cui sei andata

    posso chiamarla festa?


















    11. Una fotografia di qualcosa che ti piace fare

    al quarto corso (5 con quello online) mi sento abbastanza ferrata.

















    12. Una foto in cui i tuoi capelli sono belli 

    - CHE E' GIA' DI PER SE' RARO - ma qui erano luuuunghi e più sani. ero ad una rievocazione.

















    13. Una foto di una notte che hai amato

    "ma quella è un'alba" direte voi.
    eeeeeeeeeeeeeeeh quella notte non avevo tempo per fare foto sensu strictu, ma la videocamera mentale fondeva.
















    14. Una foto dove eri felice


    ero felice sì: ero in vacanza con gli zii e potevo essere liberamente maschiaccio.