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Un po' (molto po') di me

La mia foto
Sono una wannabe-molte cose: giornalista, fotografa, animatrice, interprete, scrittrice, designer. O per meglio dire sono una WANTED TO, visto che ho scelto una carriera da creativa che mi ha portato al niente disoccupazionale. MA sono anche: figlia unica (e assenteista), moglie mutevole; riciclona seriale con tendenza compulsiva all'ammucchio negli angoli, amica leale, tendente alla puntualità cronica e alla lacrima+sigaretta, professionalmente impeccabile. Contraddittoria e mutevole. Cinica e creativa. Stronza, nella maggior parte dei casi.

venerdì 31 ottobre 2008

Scherzetto o scherzetto?


Stasera, tanto per fare l'alternativa chic, ho 13 persone a tavola. E, ovviamente, un servizio da 12.
Che non è di quelle cose che dici ma sì, chi se ne accorge. Frega una cippa. Me ne accorgo io e mi si annoda l'intestino a pensarci. Odio non essere impeccabile a tavola.


Coooomunque. Sempre per fare l'alternativa, ieri sera dopo una gustosissima cena-buffet a coronare del sano shopping (vi metto poi qualche fotina) con il consorte (già questo dovrebbe far riflettere sulla straordinarietà dell'evento!!) ho avuto la bell'idea di pigliarmi il gelato. Sì, con 8 gradi fuori. Che poi sono diventati 8 gradi dentro - dentro lo stomaco, beninteso. E alle 11 la ceramica del mio wc ha avuto un incontro coi resti della mia cena non digerita. Ed è anche questa una cosa che odio, davvero: ne ho i postumi per più di 24 ore di solito. Auguratemi tutto ma non quello. Sopporto di tutto, sono una stoica io: malditesta, reumatismi, colpo della strega, maldidenti, torcicollo, crampi, gastrite... ma almeno quello che mangio voglio che finisca per il giusto percorso e non che faccia inversione a U. Da ritiro della patente alimentare.

Ed ora sono qui con la mia tazza di cheerios che fa le bollicine ed io che la guardo in cagnesco. Considerato l'apporto calorico della cena di stasera, considerato che dovrò pur pranzare in una qualche scialba maniera essendo sola soletta, per quale cavolo di motivo non ho azionato il neurone prima di farmi sta chilata di zuccheri? Così domani avrò i bubboni in faccia. E i rotolini che non vanno via più. (lo dicevo anche due anni fa ma poi sono scomparsi senza che mi sforzassi... magia o presa in giro?)

Ah... per la cronaca. Non ho capito il nesso logico che ha portato il consorte ad invitare ad una cena di soli amici, anzi di soli 30enni in carriera, MIA SUOCERA. Non "sua madre", sarebbe quasi come dire "la cara donna che ha partorito e cresciuto quel gioiellino d'uomo". No: "mia suocera" rende di più. Sentite anche voi il suono arcigno della parola?

sabato 18 ottobre 2008

Lo tratto male

Ennesime incomprensioni tra me e Lui.

"mi tratti come una pezza". Sì, certo, nella norma. Ho smesso di essere affettuosa e non mi sono forzata. Semplicemente non sento slancio. Mi dovrai costringere a fare la gattina se in realtà mi sento un muro?

"ti sento fredda". Ovvio... cos'altro pensi che poteva succedermi? Non posso fare i salti di gioia se mi fai sapere che hai vinto un torneo di ping-pong online. Sai che mi frega, io c'ho da lavorare, far quadrare i conti, far da mangiare, tirare avanti la casa. Mi fa sorridere, la maggior parte delle volte, questa tua ingenuità PeterPanesca. E quando non mi fa sorridere mi fa girare le palle. Ma non posso mettermi a fare la majorette per ogni stronzata che mi dici.

"mi metti in secondo piano". Hai scoperto l'acqua calda? Sì, ti metto in secondo piano, come fai tu quando ad una certa ora vuoi uscire e stacchi il telefono fregandotene che magari io ho bisogno di parlare. Tu deleghi ad altri quel che io dovrei aspettarmi da te, ti riempi la bocca con le promesse e poi non sai nemmeno quanto pesa mantenerle. Tu mi accusi di voler sfruttare un sabato libero per lo shopping con un'amica e non con te. L'amica è rimasta murata in casa un mese, a lei fa bene prendere aria e magari posso anche volermi impegnare nel farla svagare... Tu? tu mi dai i minuti contati per fare compere, hai la sensibilità e la pazienza di una focaccia imbottita, e poi cerchi solo la panchina per fare del pomicio, eh sì che appena si parla tu racconti le tue cagate e alle mie questioni non sai mai cosa dire e allora mi accusi di essere logorroica. Cosa dovrei preferire tra te e l'amica?

Lo so che non è un cavolo bello stare qui a girare intorno come una luna nell'attesa che io decida di guardarti negli occhi, Lo so che non è un cavolo bello sentirti coccoloso e trovarsi di fronte un muro di apatia. Lo so che non è bello sentirti messo in disparte, dover ignorare cose su cui prima sapevi tutto, e rimanere così come al banco salumi con il numero in mano sperando tocchi a te. Spero che lo capirai da solo, cucciolo, che lo sto facendo per te. Perchè tu possa iniziare a detestarmi abbastanza da non soffrire il distacco da quella parte di te che mi ama. Perchè tu possa trovare da te una motivazione quando non avremo più nulla da dirci e rimarrà nell'aria soltanto quell'odore stantio di ricordi dolci e salati.

venerdì 10 ottobre 2008

Ohi Ohi (non è affatto un bene)

"e per quanto fossi triste e commossa, appena fra mi ha detto di provare a andare via un weekend solo per fare qualcosa insieme anche per l'ultima volta, ho provato proprio un senso di repulsione e di fuga"


Ecco, appunto. L'ho letto e sono rimasta così. In silenzio. Un campanello mi suonava in testa, avete presente? non un allarme, un campanello da bici, sì, di quelli non troppo nuovi, che hanno un suono a metà tra il trillo festante di un usignolo e il raschiare sinistro delle unghie sul cemento, come quel verso sghembo della mia bici di cui da poco sono tornata legittima cavaliera (ma questa è un'altra storia e mi riservo di parlarne poi).
Insomma, mi sono accorta che questa frase è un po' mia. Un po' tanto.


Sono quasi 2 mesi che Lui scalpita, vediamoci, sentiamoci, perchè non mi hai chiamato, quando ti liberi... E sono due mesi che mi nego con le scuse più improbabili. Esattamente come a Giugno. Mi è venuta di nuovo la repulsione, e anche se cerco di convincermi a rivederlo, a passare del tempo con Lui, beh... la sensazione è la stessa di quando ci si autoconvince che le riunioni di condominio sono piacevoli. Avete presente, no? E io ho tentato ma... niente, più passa il tempo meno voglia ho. Forse è proprio perchè Lui è lì, come un tamburo battente. E ci credo, porello: c'ha una ragazza che non può vedere quando vuole, non può sentire quando vuole... ci credo che scalpita. E come glielo spiego che non ho voglia? Se ne accorge anche un palo della luce che non è normale. 
Lo so che se dovessi rivederlo mi rimanderebbe di nuovo gli ormoni nelle lontane orbite di Saturno, lo so che 5 minuti dopo averlo visto uscire di qui mi mancherebbe di quella malinconia che prende fino nelle ossa come la nebbia, ma so che prima di quei 5 minuti finchè mi è tra i piedi spero sempre che il tempo voli via, spero di non dover parlare perchè sembra sempre che parli solo io, e spero soprattutto che le mie labbra si serrino mentre cerco di non urlargli in faccia quanto siamo diversi, incompatibili, opposti, e quanto Lui non sia nemmeno la metà di quello che ho bisogno io. Insomma, ci si sta bene sì ma solo a letto. E vabbè, ma ha senso per una cosa di letto ben funzionante doversi sorbire tutto il resto di un sentimento che naufraga, pesa, si sbilancia e che tutto sommato dovrebbe essere, invece, la cosa trainante? Non volevo un amante. Sai che mi frega del sesso. Volevo qualcuno con cui fare l'amore.
Dovrei dirglielo chiaramente? E poi? tanto Lui non ha i mezzi. Non ha la testa, rettifico. E' un bambino dolce e perverso che si diverte a fare il birichino, nel suo mondo dorato, e si attornia di tutta gente simile a Lui e rabbrividisco nel pensare che ci porterebbe anche me. Non che mi creda la SuperDonnaInCarriera, intesi, però... siamo due mondi differenti.


Non sono i 6 anni che ci dividono. Sono tutte le esperienze, i traumi, le fatiche, le botte nei denti (sì, anche quelle) che io ho nel curriculum e Lui no. Lui è vergine di vita. E io non ho bisogno di un pupillo da tutorare; ho bisogno di un compagno, che mi prenda per mano senza bisogno di guidarmi o di lasciarsi guidare. Cristo, mi sento vecchia rispetto a Lui, e non c'è modo di colmare questa distanza.

...


"Il tradimento è la massima espressione dell'essere infantili.
E' come quando, da bambini, si ruba la marmellata: lo facciamo di nascosto perché se ci scopre la mamma son guai.
E non c'è nulla di meglio che quella sensazione di rischio.
Non c'è nulla di meglio che quel segreto da custodire."


Ecco, appunto. Arieccoci. A cosa serve Lui? a toccare con mano il brivido? a prevalere per una volta sui propositi totalitaristi del consorte? a poter pensare "tié te l'ho fatta sotto il naso"?.
Ammazza, complimenti, bel giochino davvero. Sì sì, ho sempre ammesso di essere stronza, cinica e vendicativa, ma credevo di aver passato il limite con una motivazione meno... frivola. Credevo che fosse qualcosa in più di una ripicca, di un riempitivo. Forse lo era, ed ora non lo è più.

Triste a dirsi. Ma ha avuto la sua vita, tutte le vite sono cicliche ed ora sto vivendo la discesa, il declino dopo aver raggiunto l'apice (vi ricordate? A Giugno provai a lasciarlo, ma non ebbe grande successo perchè me ne pentii subito. Non era tempo, non ero pronta, non avevo il coraggio di fare a meno di Lui). Declino, sì, l'ho detto. Tutti i declini portano al livello 0. Mi domando quando arriverò lì io.


Non me ne ero accorta, ma sono giorni, forse mesi, che fingere di essere una moglie premurosa mi pesa di meno. Sono mesi che c'è dello spontaneo nel mio accoccolarmi accanto a mio marito sul divano, c'è dolcezza vera nel guardarlo dormire e coprirgli le braccia, c'è impegno non solo di facciata nel cucinare i suoi piatti preferiti. Non mi costa più sacrificio, senso di errore, repulsione. Mi sorprendo a non recitare mentre faccio progetti con lui. E mi sorprendo, nel senso letterale della parola, a non deviare l'argomento quando si parla di vacanze (alias 24 ore su 24 assieme... equivalente all'incubo di molte coppie sposate). 
In sintesi: ci voglio riprovare, ma non avevo comunicato alla parte vigile di me stessa questo desiderio. O almeno credo, insomma, è questa la sensazione. 
Da quando in qua non riesco più ad interpretare i segni del libero fluire dei pensieri? Credevo di averlo imparato a fare, smessi gli abiti da adolescente, ma a questo punto mi sento fare toc toc sulla spalla dal dubbio che, in fondo, non ci sia mai riuscita.
Un'altra sensazione, invece, si fa prepotente: quella di aver trasformato un matrimonio e mezzo (contiamo anche la tipa che aveva Lui) in due mezze storie. E nessuna delle due andava bene. Si arrancava, e non perchè una prendeva ciò che spettava all'altra, ma perchè era come cercare di far camminare in passerella due modelle con una gamba ciascuno abbracciate strette. Si è arrancato finchè s'è potuto, finchè ho voluto, finchè una non ha iniziato a pesare e trascinarsi, ed io ad annaspare per restare in piedi e riprendere aria.


Aria. Quella cosa gratuita di cui non occorre rendere conto a nessuno. Quella sensazione di ricchezza, solo per avere i polmoni pieni, ubriachi fradici. Non dovermi nascondere se una sera mi diverto senza di Lui. Non dover nascondere i miei amici maschi alle Sue gelosie. Poter essere libera di gestire la mia vita senza un radiocomando. Senza la Santa Inquisizione quando mi dimentico le cose, quando sbaglio, quando sono distratta. Eccheccazzo, sono umana, e ho una pazienza limitata, che quando finisce va ad incidere anche sulla voglia di restare pseudoinnamorata. E già che sono sempre stata testarda come un ciuco su questa cosa: non faccio MAI nulla che io non voglia.


Scusate, so bene che è un post abbastanza scriteriato, ma avevo bisogno di mettere nero su bianco la vocina interna, così, senza filtri.

venerdì 3 ottobre 2008

Un guantone nel cuore

Mi sono fermata lungo la statale, ad osservare dalla rete le ragazzine correre sul prato e chiamare la palla. Alcune acerbe nei loro arti filiformi, ragnetti con le lentiggini e già qualche orecchino di Hello Kitty. Altre prosperose piccole donne in calzettoni e ghette, irrobustite ancora dalle protezioni da catch. Segni di dita nervose ed elastiche che odorano di terra e cipria, scatti di glutei sotto i primi perizoma che le mamme consentono, magari celati dalle magliettone della divisa. E riecheggia nelle mie orecchie l'urlo sovreccitato dell'allenatore a quel gesto di tirare la maglia verso le ginocchia che ripetevo così spesso e così goffamente. "Basta con il parachiappe, le divise non servono ad una sfilata di Gucci!!". Beata ironia maschile, beati primi vezzi femminili.

Che voglia che ho, di tornare a battere due colpi nel diamante...