"e per quanto fossi triste e commossa, appena fra mi ha detto di provare a andare via un weekend solo per fare qualcosa insieme anche per l'ultima volta, ho provato proprio un senso di repulsione e di fuga"
Ecco, appunto. L'ho letto e sono rimasta così. In silenzio. Un campanello mi suonava in testa, avete presente? non un allarme, un campanello da bici, sì, di quelli non troppo nuovi, che hanno un suono a metà tra il trillo festante di un usignolo e il raschiare sinistro delle unghie sul cemento, come quel verso sghembo della mia bici di cui da poco sono tornata legittima cavaliera (ma questa è un'altra storia e mi riservo di parlarne poi).
Insomma, mi sono accorta che questa frase è un po' mia. Un po' tanto.
Sono quasi 2 mesi che Lui scalpita, vediamoci, sentiamoci, perchè non mi hai chiamato, quando ti liberi... E sono due mesi che mi nego con le scuse più improbabili. Esattamente come a Giugno. Mi è venuta di nuovo la repulsione, e anche se cerco di convincermi a rivederlo, a passare del tempo con Lui, beh... la sensazione è la stessa di quando ci si autoconvince che le riunioni di condominio sono piacevoli. Avete presente, no? E io ho tentato ma... niente, più passa il tempo meno voglia ho. Forse è proprio perchè Lui è lì, come un tamburo battente. E ci credo, porello: c'ha una ragazza che non può vedere quando vuole, non può sentire quando vuole... ci credo che scalpita. E come glielo spiego che non ho voglia? Se ne accorge anche un palo della luce che non è normale.
Lo so che se dovessi rivederlo mi rimanderebbe di nuovo gli ormoni nelle lontane orbite di Saturno, lo so che 5 minuti dopo averlo visto uscire di qui mi mancherebbe di quella malinconia che prende fino nelle ossa come la nebbia, ma so che prima di quei 5 minuti finchè mi è tra i piedi spero sempre che il tempo voli via, spero di non dover parlare perchè sembra sempre che parli solo io, e spero soprattutto che le mie labbra si serrino mentre cerco di non urlargli in faccia quanto siamo diversi, incompatibili, opposti, e quanto Lui non sia nemmeno la metà di quello che ho bisogno io. Insomma, ci si sta bene sì ma solo a letto. E vabbè, ma ha senso per una cosa di letto ben funzionante doversi sorbire tutto il resto di un sentimento che naufraga, pesa, si sbilancia e che tutto sommato dovrebbe essere, invece, la cosa trainante? Non volevo un amante. Sai che mi frega del sesso. Volevo qualcuno con cui fare l'amore.
Dovrei dirglielo chiaramente? E poi? tanto Lui non ha i mezzi. Non ha la testa, rettifico. E' un bambino dolce e perverso che si diverte a fare il birichino, nel suo mondo dorato, e si attornia di tutta gente simile a Lui e rabbrividisco nel pensare che ci porterebbe anche me. Non che mi creda la SuperDonnaInCarriera, intesi, però... siamo due mondi differenti.
Non sono i 6 anni che ci dividono. Sono tutte le esperienze, i traumi, le fatiche, le botte nei denti (sì, anche quelle) che io ho nel curriculum e Lui no. Lui è vergine di vita. E io non ho bisogno di un pupillo da tutorare; ho bisogno di un compagno, che mi prenda per mano senza bisogno di guidarmi o di lasciarsi guidare. Cristo, mi sento vecchia rispetto a Lui, e non c'è modo di colmare questa distanza.
...
"Il tradimento è la massima espressione dell'essere infantili.
E' come quando, da bambini, si ruba la marmellata: lo facciamo di nascosto perché se ci scopre la mamma son guai.
E non c'è nulla di meglio che quella sensazione di rischio.
Non c'è nulla di meglio che quel segreto da custodire."
Ecco, appunto. Arieccoci. A cosa serve Lui? a toccare con mano il brivido? a prevalere per una volta sui propositi totalitaristi del consorte? a poter pensare "tié te l'ho fatta sotto il naso"?.
Ammazza, complimenti, bel giochino davvero. Sì sì, ho sempre ammesso di essere stronza, cinica e vendicativa, ma credevo di aver passato il limite con una motivazione meno... frivola. Credevo che fosse qualcosa in più di una ripicca, di un riempitivo. Forse lo era, ed ora non lo è più.
Triste a dirsi. Ma ha avuto la sua vita, tutte le vite sono cicliche ed ora sto vivendo la discesa, il declino dopo aver raggiunto l'apice (vi ricordate? A Giugno provai a lasciarlo, ma non ebbe grande successo perchè me ne pentii subito. Non era tempo, non ero pronta, non avevo il coraggio di fare a meno di Lui). Declino, sì, l'ho detto. Tutti i declini portano al livello 0. Mi domando quando arriverò lì io.
Non me ne ero accorta, ma sono giorni, forse mesi, che fingere di essere una moglie premurosa mi pesa di meno. Sono mesi che c'è dello spontaneo nel mio accoccolarmi accanto a mio marito sul divano, c'è dolcezza vera nel guardarlo dormire e coprirgli le braccia, c'è impegno non solo di facciata nel cucinare i suoi piatti preferiti. Non mi costa più sacrificio, senso di errore, repulsione. Mi sorprendo a non recitare mentre faccio progetti con lui. E mi sorprendo, nel senso letterale della parola, a non deviare l'argomento quando si parla di vacanze (alias 24 ore su 24 assieme... equivalente all'incubo di molte coppie sposate).
In sintesi: ci voglio riprovare, ma non avevo comunicato alla parte vigile di me stessa questo desiderio. O almeno credo, insomma, è questa la sensazione.
Da quando in qua non riesco più ad interpretare i segni del libero fluire dei pensieri? Credevo di averlo imparato a fare, smessi gli abiti da adolescente, ma a questo punto mi sento fare toc toc sulla spalla dal dubbio che, in fondo, non ci sia mai riuscita.
Un'altra sensazione, invece, si fa prepotente: quella di aver trasformato un matrimonio e mezzo (contiamo anche la tipa che aveva Lui) in due mezze storie. E nessuna delle due andava bene. Si arrancava, e non perchè una prendeva ciò che spettava all'altra, ma perchè era come cercare di far camminare in passerella due modelle con una gamba ciascuno abbracciate strette. Si è arrancato finchè s'è potuto, finchè ho voluto, finchè una non ha iniziato a pesare e trascinarsi, ed io ad annaspare per restare in piedi e riprendere aria.
Aria. Quella cosa gratuita di cui non occorre rendere conto a nessuno. Quella sensazione di ricchezza, solo per avere i polmoni pieni, ubriachi fradici. Non dovermi nascondere se una sera mi diverto senza di Lui. Non dover nascondere i miei amici maschi alle Sue gelosie. Poter essere libera di gestire la mia vita senza un radiocomando. Senza la Santa Inquisizione quando mi dimentico le cose, quando sbaglio, quando sono distratta. Eccheccazzo, sono umana, e ho una pazienza limitata, che quando finisce va ad incidere anche sulla voglia di restare pseudoinnamorata. E già che sono sempre stata testarda come un ciuco su questa cosa: non faccio MAI nulla che io non voglia.
Scusate, so bene che è un post abbastanza scriteriato, ma avevo bisogno di mettere nero su bianco la vocina interna, così, senza filtri.