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Un po' (molto po') di me

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Sono una wannabe-molte cose: giornalista, fotografa, animatrice, interprete, scrittrice, designer. O per meglio dire sono una WANTED TO, visto che ho scelto una carriera da creativa che mi ha portato al niente disoccupazionale. MA sono anche: figlia unica (e assenteista), moglie mutevole; riciclona seriale con tendenza compulsiva all'ammucchio negli angoli, amica leale, tendente alla puntualità cronica e alla lacrima+sigaretta, professionalmente impeccabile. Contraddittoria e mutevole. Cinica e creativa. Stronza, nella maggior parte dei casi.

lunedì 18 gennaio 2010

Perdono: istruzioni per l'uso.


Ho provato a perdonare.
Ogni singola volta che vedevo lei, con quegli occhi da strega e quella nomea da *****, ogni volta che li vedevo online contemporaneamente, davvero. Anche quando sono passata dal paese di lei e ho desiderato del napalm... davvero. Ho provato a non farci caso, a ignorare il disagio, a dimenticare quella bocca dello stomaco che l'anno scorso si è rifiutata di farmi mangiare per un mese. Sintomi di tradimento, di terra che si apre sotto i piedi, di blackout totale.
Sintomi che Lui ha visto ma ai quali non ha associato la verità, la mia consapevolezza di ciò che ha fatto. Così Lui ora dorme tranquillo, perchè non sa che io so: sa soltanto che si è confidato con qualcuna che reputa amica, e che invece ero io. Ed io dormo a tratti, perchè invece so, so tutto, so fin troppo. So come ha giocato coi miei sentimenti, con la mia salute, so con quale facilità si è infilato tra le gambe di quella specie di fogna umana, so come ha sognato il suo amore ed è tornato da me, sporco di lei, quando ha preferito avere una donna part-time ma sicura piuttosto che una prostutita personale inaffidabile.



Ma non mi brucia avere sempre, nei momenti meno adatti, quell'ectoplasma che mi passa sotto le palpebre, di Lui e lei incastrati in macchina a rotolarsi come conigli in calore, di lei che lo stringe, di lei che lo fa godere (e che forse gli strappa di bocca quello che con me Lui non dice) di lei che lo guarda negli occhi e gli ruba l'anima e Lui che rincorre i gemiti di lei e... sì, in sostanza...
Quell'ectoplasma non mi brucia più alla bocca dello stomaco. E' uno smacco all'orgoglio, è un conato dell'anima, ma pazienza.
Non riesco a non sentir bruciare la BUGIA. Io che gliene ho dette tante, ma tante, ma tante. E ora a distanza di un anno mi ritrovo qui, a far riemergere la consapevolezza che l'ho crocifisso per quella bugia e che non riesco a togliergli via i chiodi.
Perchè gliel'ho chiesto, gliel'ho richiesto, l'ho tormentato con questa storia. Lui, che si fa paladino della verità e della sincerità, ha sempre negato. Prima, era solo un'amica, poi era una con cui ci ha provato, poi è diventata una che ci ha provato con Lui: mai stato chiaro, mai messo in piazza tutta la verità, quella verità che fa male ma fa bene... e ha preteso che gli credessi. Oh sì, gli avrei creduto se non avessi saputo cosa aveva confessato altrove. Gli avrei creduto se non avessi visto le foto romantiche del loro weekend d'amore. Gli avrei creduto se non avessi letto tra le sue mail di Facebook che un anno e mezzo fa s'era preso una cotta per un'altra ancora, cotta che mai mi ha detto, e che non è sfociata in corna solo perchè questa lo teneva a distanza.



Ma cosa vuoi che me ne importi? Cornuta una volta, basta e avanza: è il ruolo che mi ha dato e che ha etichettato con "donna della mia vita" giusto per dargli una sembianza umana e dare a me un contentino. E non mi venga a dire che, solo perchè in quel periodo stavo trascinando il mutismo per sbollire la rabbia del litigio, poteva considerarsi single. E anche se fosse, visto che mi ha tirato in ballo la storia di questa smandrappata, che almeno confessi tutto e non la metà di un niente: se poi la verità avesse fatto male l'avrebbe pagata e dopo, pietra sopra, ricominciamo... oppure no, avrei piazzato la pietra al suo collo e via, di nuovo single. Cosa mi ha dimostrato così? Che non sa dire la verità quando sa che non gli conviene sorbirsi le mie ire, forse la mia scomparsa; che sa inventarsi una galassia di coincidenze e di coperture per non ammettere quello che potrebbe farmi cambiare idea su di Lui. Uh, già, che peccato, l'ho ugualmente cambiata idea, ho saputo ugualmente cos'è successo.
E non sto mettendo in dubbio i suoi sentimenti, i suoi sensi di colpa (beh do per scontato che li abbia, e lo spero) ma la sua onestà: peccato che mi ci sciacquo gli zebedei con un amore mascherato. 


Ecco... insomma non sono le corna: è la sua faccia tosta. Tra 50, 60 anni, in punto di morte, io potrei fargli le stesse domande e Lui neppure in quel momento avrebbe il coraggio di rispondere con sincerità. Ha tanto da perdere, lo so, e si caga sotto. Ma io cosa ci perdo? Un uomo-bambino che fa lo struzzo, che mi infarcisce di bugie pur di non pagare gli errori. Lo voglio così tanto, un uomo così? Ma anche no, io non voglio avere un eterno punto interrogativo sulla verità di quel che mi dice. Potevo fargli passare le corna, beninteso. Non gli perdono questo silenzio, questo ponteggio di falsità e scuse. Non posso volere un futuro con Lui, figli suoi, non posso nemmeno fidarmi di dare una password ad uno così palesemente senza palle. E il bello è che Lui si guarda ancora allo specchio e paladineggia.

Non ce la faccio più ad essere dolce, a chiamarlo coi suoi nomignoli. Non riesco a pensare di baciarlo, di tenergli la mano. Di colpo, dall'anno nuovo: forse si avvicina l'anniversario delle corna e a me viene il voltastomaco senza che io l'abbia evocato. Cazzo, ho provato a perdonarlo, ho provato a scordare, ho provato a sognare di nuovo con Lui la mia vita, e no, non ci sono riuscita: erano belle prove sì, ma prove irrealitiche che qui, nel mio stomaco, non fanno passare la fame e la sete, non nutrono, non alleviano un bel niente. Il perdono si deve chiedere, non vuole occhi ciechi ma carte in tavola. Io non le ho, e ora non mi resta che scrivere la sceneggiatura di questo grande amore franato.

Erano 11 mesi fa, Arisa cantava Sincerità, e io non sono più riuscita a sentire quella canzone senza buttar giù due lacrime. L'ho odiata, così brutto anatrocccolo, così simile a me, a fingere gaiezza con quella vocina, nello stesso periodo in cui io mi alimentavo di sigarette e lacrime e mi chiedevo cosa fosse, in fondo, la sincerità.


PS: mi ci sono voluti 11 giorni per scrivere questo post, a puntate: ogni volta che cercavo di andare più avanti del necessario il mio stomaco sentiva il bisogno di ricordarmi che certi dolori sono letali in grosso dosaggio.
Non ho più scritto: se vi siete chieste come mai, ecco tutto.
E domani vi scrivo qualcosa su come ho passato la serata con un ragazzino 21 enne: questo.

sabato 2 gennaio 2010

Apaticamente


E' passato Natale, e pure Capodanno. Che sollievo...
Feste insofferenti, queste: gente accampata in casa, troppo cibo troppo, gonfiore, sopportazione ai minimi termini, regali previsti e quindi non gustati, trambusto, e chi volevo ci fosse non c'era.
Non ho fatto gli auguri a quasi nessuno: non me la sentivo. Non sentivo Natale. Non lo amo, e quest'anno poi! 
Con il lavoro perso, un altro lavoro sfumato, i sentimenti in piena crisi (credo che scriverò un pippone gigantesco, a giorni, su questo), le incomprensioni familiari. Decisamente troppo per me.


Però ho sentito Marcolino (vedesi QUI), il giorno del compleanno. Sta bene, è sempre il solito, e mi ha riempito il cuore coi suoi "eh vabbè dai" come condimento di parole non dette, di sentimenti a galla. Cazzo che orgoglio saperlo così...

Rimando i bilanci, anzi non voglio proprio farne.

Buoni postumi a tutti!