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Un po' (molto po') di me

La mia foto
Sono una wannabe-molte cose: giornalista, fotografa, animatrice, interprete, scrittrice, designer. O per meglio dire sono una WANTED TO, visto che ho scelto una carriera da creativa che mi ha portato al niente disoccupazionale. MA sono anche: figlia unica (e assenteista), moglie mutevole; riciclona seriale con tendenza compulsiva all'ammucchio negli angoli, amica leale, tendente alla puntualità cronica e alla lacrima+sigaretta, professionalmente impeccabile. Contraddittoria e mutevole. Cinica e creativa. Stronza, nella maggior parte dei casi.

mercoledì 25 settembre 2013

fatticazzituoi? (reprise)

Uè, capitemi. Ho appena disincrostato tre pentole, di cui una a pressione, e ho gli avambracci stancherrimi e le unghie a pezzi. Maledetta me e le mie divagazioni culinarie disattente.


Ma mi gira comunque male oggi. Ieri sera straordinario inevitabile consesso familiare con Cognata (questa merita un post a parte; che le voglio bene nel mio modo malato e distruttivo è innegabile, ma quanto ci scontriamo, quanto...!), la quale mi annuncia che finalmente, con la Principessina arrivata quasi all'età scolare, si sta muovendo per battezzarla.
E qui entro in scena io che, tra le sue tante amicizie va-e-vieni, inaffidabili, frivole, spaccamaroni ecc., risulto la papabile al ruolo di Madrina (argh!! stavo scrivendo Matrigna...). Ok, quindi mi stai dando un'importanza una spanna sopra il resto del mondo. Che io adori tua figlia, che io mi possa vendere organi sparsi per lei, che il nostro rapporto sia fantastico benché io sia una nazista in piena regola non puoi negarlo, e spero basti questo a motivare la tua decisione e non debba tirare in mezzo la parentela - d'altronde io sono una che, quando ha avuto la malaugurata idea di rinforzare con scelte simili (mie o dei Genitori 1 e 2) rapporti familiari, ne è sempre uscita bistrattata e con in bocca un chicazzomel'hafattofare formato XXL.

Dicevo: bene, sono una figura un poco più importante? E allora ti dico la mia. E la mia è: ma perché, se non hai la minima voglia di tirar su tua figlia sotto la pensilina di una religione che hai abbandonato vent'anni fa per inseguirne le tue filosofie new age? A che pro fare la recitina familiare davanti ad un fonte battesimale, se non serve a nulla? Forse per farla essere uguale ai bimbi del suo asilo (a metà - per il resto sono musulmani, copti, testimoni di Geova e tutta la fauna religiosa che si può trovare in un qualsiasi asilo statale italiano al giorno d'oggi). Ma cosa credi, che il prete glielo tatui sulla fronte il suo rituale? Principessina non è stata finora una bambina diversa dagli altri perché le manca un sacramento; è gentile, beneducata, sveglia e dolcissima a priori e non grazie ad un battesimo, ma perché al di là della religione noi (sì, noi tutti, come famiglia, come microcomunità di punti di riferimento nella sua vita) le abbiamo sempre cercato con ogni forza di trasmettere il senso della morale e della giustizia.
Vuoi darle un insegnamento metafisico che trascenda dalla morale terraterra? Bene, inizia tu madre a credere in quello che vorresti insegnarle. Io, mi spiace, ma non credo molto che serva intingerla nell'acqua santa se poi la cosa muore lì. Bada che io non ho mai dato importanza ai gesti rituali della religione con cui sono cresciuta - religione che mi vede da metà dei miei anni fortemente scettica verso le sue manifestazioni terrene, anticlericale se vogliamo - e sono convinta che ogni credo debba essere fatto nostro e, compatibilmente con i dettami canonici, personalizzato (ricordo un confessore della mia adolescenza che, quando ammisi di aver dimenticato certe preghiere, mi consigliò di continuare ad andare a braccio nel mio dialogo con il divino perché "se devi ripetere formule che non ti escono dal cuore, apri il cuore e lascialo parlare con le parole che conosce meglio"); eppure credo ancora che un gesto così forte come l'entrata spontanea in una comunità religiosa non sia da prendere sottogamba.
E quindi, come mi è già capitato altre volte, io decido di fare quella che dice no, che vede che non si segue il buonsenso, che si fanno scelte alla cazzo di cane, e non ci sta. Trovatene un'altra che si metta davanti ad un altare a giurare di rinunciare a questo e quell'altro, se questo e quell'altro sono fatti che io accetterei e capirei se dovessero succedere alla bimba (vedesi questo fatto qui). Io non sono convinta di giurare di crescerla come Santa Romana Chiesa comanda e non voglio spergiurare. Se mi chiedessero di giurare di amarla come la vita più preziosa che ho mai avuto tra le braccia, come una figlia, di seguirla, di tremare ad ogni suo capitombolo, di aiutarla a realizzarsi in ogni modo possibile, io lo farei. Che poi lei voglia entrare in convento, inginocchiarsi in una moschea, innamorarsi di una donna, bruciare incenso o fare il cammino di Santiago, a me importa veramente poco, purché sia lei a volerlo.
Rimane comunque il fatto che Principessina una mamma ce l'ha e sceglierà lei; io ho lasciato la mia opinione.
Zia Nonsense continuerà ad amarla come se niente fosse.


- - mi scuso se, quasi inavvertitamente, ho urtato la sensibilità religiosa o morale di qualche lettore - -

domenica 22 settembre 2013

*^!!"@§°#?=&"

Tradurre come vi pare.

Questo è l'irripetibile contenuto del mio sproloquio visto che oggi mi voglio fare del male, tanto ma tanto male, e cercare di portare qui tutti i post del blog. TUTTI, da quelli di Style che poi ho esportato e importato su Iobloggo, il quale non mi fa l'esportazione per Blogger e allora devo convertire Iobloggo -> Wordpress e Wordpress -> Blogger.
Sì, faccio prima a riscrivermeli tutti da 2007 in poi.


Non credevo che la tecnologia mi fosse così avversa fino al quarto tentativo, quando ho raggiunto uno stato di consapevolezza quasi buddhista dopo aver importato qui solo gli ultimi 4 post "esterni". E il resto?

Si sappia: i diari con le pagine rosa e il lucchetto sono più user-friendly di un blog, checché se ne dica.


UPDATE delle 03.52: la tecnologia deve iniziare ad avere paura di me... perché stavolta, armata di vaselina e ghiaietto, le ho procurato una discreta penetrazsconfitta. E ho di nuovo il mio blog TUTTOASSIEME!

giovedì 19 settembre 2013

cantavamo, a sproposito (SOUNDTRACK OF MY LIFE #38)

C'era una volta un tempo che, pensavo, ci univa e ci teneva a distanza di sicurezza dal resto (della compagnia, dei ragazzi, del mondo), quel tempo assieme che faceva di me e di te una cosa speciale, inalienabile; c'era un angolo segreto e inesplorato in una soffitta immaginaria delle nostre estati, che conoscevamo solo noi, dove tu eri il re imbranato ma bellissimo e io la sorella-consigliera sveglia e sempre un passo dietro di te, ma felice del suo ruolo. E anche la farsa ci piaceva a tal punto da aver paura di dirci con la chiarezza impietosa "dei grandi" che tu non eri re di nulla ma soltanto un affascinante farfallone impenitente, ed io ero innegabilmente innamorata di te da così tanto tempo da fartele passare tutte lisce anche se il rapporto di complicità e belletto che portavo avanti era meno della metà di quello che volevo - e fai bene attenzione: io non ho mai voluto nulla che non fossi certa di meritare, e ho lavorato e costruito e smontato e trafficato ai limiti della legalità per potermi permettere il lusso di volere che mi amassi, che proprio tu l'inarrivabile amassi proprio me la tizia in seconda fila. Che tu mio fratello arrivassi a volere più di me come sorella. Me lo meritavo tutto.


E intanto facevamo girare in tournée la nostra pièce di amiconi perfetti mai sporcati da secondi fini. Due cuffie, un plaid, le nostre mani strettissime avvinghiate e la tenerezza ammorbante di questa canzone in loop, e le tue lacrime per qualcuna che non ero io e le mie lacrime per qualcuno che potevi essere solo tu, ma tu non volevi vederlo e io non ti lasciavo sbirciare. Parole di un amore di anni, decenni, di una vita intera passata assieme... l'avrei ottenuta con te, ne ero certa. Non c'era una prospettiva realistica del futuro farcita di mutui da pagare, gravidanze difficili, treni su cui saltare per vedersi; c'era solo l'imperativo di stare con te, di essere la faccia accanto al tuo sorriso sornione nelle foto di famiglia e il nome sotto il tuo (in rigoroso ordine alfabetico!) sul campanello di casa.
Ma quanto egoismo in me, quanta cieca tenacia nel raccontarmi la bugia di un amore che non esisteva perché non potevano esistere dei calcoli preventivi su quell'amore, non poteva esistere un piano d'attacco per quanto ben pianificato fosse. Potevo meritarti, potevo esigerti, potevo anche vincerti alla lotteria nazionale ma tu non avresti comunque mai dato una chance a noi due, a dispetto di ogni logica.
Soprattutto della mia logica egoista di bambina cresciuta a pane e meritocrazia.
E' che sul tuo rifiuto cieco ci sono passata sopra con il resto della mia vita e tutte le scelte e tutte le svolte e le volte che ho imparato e quelle che ho continuato a spaccarmi la testa.
Sul meritare le cose buone della vita non ho ancora desistito.
Quindi non mi hai insegnato un bel niente, puoi stare tranquillo.

mercoledì 18 settembre 2013

auguri da augurarci


Buon compleanno, Lucia.
Che tu possa rinascere ogni giorno più forte e più luminosa per chi ci vuole deboli e spente.


#tiguardonelcuore #augurilucia
l'iniziativa è partita da QUI

lunedì 16 settembre 2013

366


Buon compleanno a questo blog, + 1 giorno.
Anzi, buon noncompleanno!


E grazie ai lettori che commentano, discutono, aggiungono, dicono la loro e mi fanno sentire ad un immenso pigiama-party (marshmellow e sigarette compresi).
Mò spengo le candeline... e poi via di torta e buon colesterolo a tutti.

giovedì 12 settembre 2013

silenziosamente (SOUNDTRACK OF MY LIFE #37)

E non è che sono strana io, forse; non sono sempre io a voler capire male, a volermi allontanare. A non avere le palle per tirar fuori scheletri e pratiche rimaste in sospeso.
E' il tempo che cicatrizza.
Per fortuna.

martedì 10 settembre 2013

virtualmente vicine (memorandum)

per Lucia Annibali, 36 anni, sfigurata con l'acido da due mandanti del suo ex


Diffondo l'invito di Zelda che trovate QUI
perché vale tutta la pena possibile.
Io ci sarò e non c'è molto da aggiungere.

giovedì 5 settembre 2013

mille riassunti e uno (SOUNDTRACK OF MY LIFE #36)


Quel bacio arrivato mentre mi ero appisolata senza alcuna difesa accanto a lui.
Quell'inverno, lunghissimo, in cui non ci siamo parlati. Quelle sette righe sette in stampatello che mi toglievano l'aria, ma non lo schianto cardiaco che aveva innescato suo malgrado, anno dopo anno, sempre più amici, sempre più vicini, senza riuscire a vedere oltre.

quando dormo taglia bene l'aquilone
togli la ragione e lasciami sognare, lasciami sognare in pace

Io imbambolata di fronte al suo non vedere, non capire, non cogliere la bellezza di quella storia che andava semplicemente lanciata in aria per farle prendere un po' di vento e farla arrivare in alto. E invece no: lui mi negava il diritto di immaginare le folate che ci avrebbero sostenuto. Si ostinava a rimanere razionale, cinico, incantato solo da se stesso. Una razionalità stampatella, un filo logico che obbligava a negare tutto quel groviglio di sentimenti che ci aveva portato fin lì.

pattini per scivolare meglio sopra l'odio

Lui scappava da me, scappava da un'esplorazione finalmente autentica di un rapporto che stava evolvendo. Lui rimaneva staticamente appeso ai suoi schemi asfittici e mi faceva rabbia, tanta rabbia da prenderlo a calci in ogni sua estensione ossea. Ma quei sorrisi stampati sulle foto della nostra infanzia fluidificavano la rabbia, la rendevano una comoda discesa da percorrere per dimenticare la verità, assai più difficile da spiegare.

ti ho perduto senza cattiveria

Eggià, se ne è andato così, in silenzio, senza mettere alcun punto, senza lapidare quell'amica pubblicamente colpevole di essersi innamorata di lui. Era una colpa gravissima ai suoi occhi che non ammettevano repliche né discostamenti dalle definizioni scolastiche e filosofiche con cui etichettava i suoi rapporti. Mai una sfumatura, mai una concessione al "quasi" e al "forse".

non c'è niente che mi sposta o vento che mi sposterà

E' rimasto così, appeso ai suoi cruciverba emotivi pieni di buchi neri, ed in una qualche casella scura ha infilato anche me e tutta la strada percorsa assieme sbagliando e risbagliando. Ci ha infilato la complicità dei sette anni, le confidenze dei dodici, le corse in vespa dei sedici e la pelle appiccicata alla mia della maggiore età.
Eccomi inscatolata lì nei ricordi da non ripescare.
Eccolo inscatolato qui nelle note delle nostre canzoni che prendono muffa e mi costringono a dare aria, a volte, a quell'archivio.

E non ci sei più.