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Un po' (molto po') di me

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Sono una wannabe-molte cose: giornalista, fotografa, animatrice, interprete, scrittrice, designer. O per meglio dire sono una WANTED TO, visto che ho scelto una carriera da creativa che mi ha portato al niente disoccupazionale. MA sono anche: figlia unica (e assenteista), moglie mutevole; riciclona seriale con tendenza compulsiva all'ammucchio negli angoli, amica leale, tendente alla puntualità cronica e alla lacrima+sigaretta, professionalmente impeccabile. Contraddittoria e mutevole. Cinica e creativa. Stronza, nella maggior parte dei casi.

giovedì 9 aprile 2009

Dinamite


Parlavo al telefono con Lui, una frase semplice buttata lì: "E mia mamma..." "ecco appunto, tua mamma come sta?"
Bloccata, di sale.


Quella non è sua mamma, è sua Madre. Quella parola lì non posso usarla per qualcuna che non ha lo stesso sapore, la stessa voce, lo stesso sangue della mamma, che è la mia, solo la mia, ovunque possa essere ora.

E mi sono resa conto che sono quasi 4 anni che non dico più quella parola, che le madri degli altri sono madri e basta. E' la parola più dolce del mondo, la prima, la più naturale, quella che prima di riempire la voce scalda il cuore. L'ho ripetuta miliardi di volte al telefono sotterrando chilometri, l'ho balbettata a pochi millimetri dal suo orecchio già attutito dalla malattia, l'ho gridato in una notte in cui la luna s'era affrettata a nascondersi per non essere tirata giù a mano. Poi mai più. Per nessuno. Nemmeno per babbo. Nessuno l'ha più sentita dalla mia bocca, solo il silenzio della cornice della finestra, quando di notte macino sigarette insonnia e pianto cercando di parlarle, cercando di captare risposte con i radar malmessi che ho in dotazione.

La forza delle parole, il significato che gli diamo, la carica dinamitarda che fermenta internamente senza darne segno, finchè agitate ci esplodono tra le mani. Ho delle parole che non voglio usare, come birilli di uno slalom da aggirare accuratamente. Questa no, non voglio evitarla. Il cielo sa quanto vorrei dirla, ogni santo giorno, ovunque, a tutte le ore. O forse no, forse mi basterebbe una sola volta, quella volta che non esiste. Però non riesco, e mi manca il suo suono dolce e cantilenante.

Sono un'orfana della parola più bella del mondo.

3 commenti:

dimmi, dai... anche se devi insultarmi o darmi della cretina...