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Un po' (molto po') di me

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Sono una wannabe-molte cose: giornalista, fotografa, animatrice, interprete, scrittrice, designer. O per meglio dire sono una WANTED TO, visto che ho scelto una carriera da creativa che mi ha portato al niente disoccupazionale. MA sono anche: figlia unica (e assenteista), moglie mutevole; riciclona seriale con tendenza compulsiva all'ammucchio negli angoli, amica leale, tendente alla puntualità cronica e alla lacrima+sigaretta, professionalmente impeccabile. Contraddittoria e mutevole. Cinica e creativa. Stronza, nella maggior parte dei casi.

giovedì 4 aprile 2013

diciassette (SOUNDTRACK OF MY LIFE #17)

sono gli anni trascorsi senza te, zio, un po' nonno, un po' compagno di giochi, maestro nelle prime stille di alcool che mi concedevi di assaggiare ed apprezzare, che mi insegnavi ad educare nel percorso che si costruivano nella mia pancia e tra i pochi neuroni.
Tu capace di conciliare una bettola di bestemmie e la dedizione totale per le donne di casa, una guida per molti, una roccia per il nostro clan. Balli popolari, shopping, miliardi di tortellini da chiudere, compiti, passaggi fino in centro... tu ed io, sempre tu ed io, due complici. Con te ho imparato a pescare senza rivoltarmi lo stomaco alla vista degli insetti, con te ho costruito un barbecue in mattoni, ho mosso i primi passi, ho fatto amicizia con il vasino e con i cani, ho imbudellato salami, zappato orti, potato siepi di rose; ti ho tagliato le basette ed era come giocare all'allegro chirurgo, ho guidato per la prima volta senza doppi comandi sotto la nevicata del millennio e sotto il tuo sguardo fiducioso, abbiamo raccolto mirtilli fino a dire basta e steso ottocento pizze, le mani ancora sporche dei nostri acquerelli acerbi.




E poi puff!, qualche mese e mi hai lasciato da sola. Un paio di mani vuote che non sapevano più impastare e potare, una casa silenziosa, un nipote in fasce che non avrebbe ricordato la tua voce ed io, custode di anni ed anni passati ad impararti a memoria, adorandoti.

Ma ti sento qui, dietro la sedia, ad osservare un po' miope queste parole e la tastiera bagnata, ridendo del mio essere così molle, così umana e niente affatto l'eroe maschiaccio che avevi visto crescendomi - e chi lo sa come mi criticheresti ora, come mi vorresti dritta con la schiena e coi pensieri, quali consigli riuscirei a strapparti tuo nolente. Ti sento dentro e tutto attorno, zio. Ti sento nel sangue che la biologia dice non abbiamo in comune. Mi manchi fisicamente, mi manchi al telefono... mancava il tuo viso in tutti i giorni importanti che mi si sono schiantati addosso, ed io a ravanare nella tasche mentali le tue parole, la tua presenza - nessuno poteva vederti, eppure c'eri, ci sei.

10 commenti:

dimmi, dai... anche se devi insultarmi o darmi della cretina...