Mi piace prendere il bus: lui sa già la strada e io posso cullarmi nel suo ondeggiare... guardo tutto da una prospettiva differente, dall'alto per così dire, e mi lascio trasportare dalla fantasia. Niente musica alle mie orecchie, niente libri a rapirmi gli occhi.
Da due settimane ho dei compagni di viaggio che prendono il bus alla mia stessa fermata e scendono assieme a me: una nonna e sua nipote. Avrà 5 anni o 6 la bimba, ed è affetta dalla sindrome di Down. Martina.
Mi guarda con quei suoi occhioni appena strabici, mi mette al centro della sua visuale e poi gesticola con volute di senso apparente. Sillaba qualcosa che non capisco, vuole raccontarmi della sua giornata passata all'istituto dove cercano di recuperare il recuperabile della sua capacità di apprendimento. Io le sorrido, parlo poco: chissà se mi capisce, o se magari qualche mia parola può urtarla o metterle confusione. Per paura della sua suscettibilità uso passi di piombo. Mi siedo sul sediletto arancione, sorrido, lei sbava mentre allunga le mani verso di me e la nonna ricambia il sorriso amaro di chi comprende quanta fatica si fa ad accettare la diversità. Mi serpeggia un pensiero: dove saranno gli istituti quando lei non sarà più bambina? Quando i nonni non ci saranno più quale dei due genitori verrà penalizzato al lavoro? E quando anche i genitori non ci saranno più?
E' spaventoso. Crudele e pacata assieme, quest'angoscia puntuta che mi buca il cervello mentre sorrido alla bimba, mi lascio pastrugnare il viso e le tette, le allungo la caramellina al latte che so piacerle tanto e penso che non saprei da che parte iniziare se capitasse a me. Non pregherei, non maledirei, non riuscirei a propormi nessun'esagerazione: mi chiederei come fare e basta. Ma chi me la darebbe la risposta?
te la darebbe il tuo cuore.
RispondiEliminaio credo sia così.
un bacio tesoro sei splendida
...domande che sono perfettamente consone cara...
RispondiEliminala tua sensibilità si scontra con un mondo diverso da quello che sarebbe giusto...
spero tu possa trovare le risposte... farebbero bene a tutti...
saresti la sua mamma e secondo me le risposte arriverebbero automatiche...baci cara!
RispondiEliminaQuasi tutti i giorni. Se non sono down sono autistici, hanno cancro, distrofia, ritardo mentale, sono tetraplegici o paraplegici. All'inizio mi dicevo che ci avrei fatto l'abitudine, ma non ci riesco. Ogni sorriso tirato, ogni grazie mormorato dai loro genitori mi lascia caverne nel cuore.
RispondiEliminaE io faccio quello che posso, sorrido, tengo le caramelle nel cassetto, avevo un piccolo peluche per farli giocare mentre parlo con i genitori, adesso qualcuno l'ha rubato.
Ma sto come le bestie. Ogni maledettissima volta.
non lo so come sarebbe essere genitore di un bimbo malato. lavorarci insieme stanca tantissimo.. ma dà una gioia infinita. credo che per un genitore sia un miscuglio di emozioni che può distruggere ma anche un miscuglio di emozioni che può far assaporare la vita in un altro modo.. non lo so...
RispondiEliminate la darebbe la tua anima ,verrebbe da sola ,,spontanea.. e' tuo figlio ....
RispondiEliminaun bacio stella